Sfratti: a Bergamo, emergenza ridotta

A Bergamo il trend di sfratti e provvedimenti relativi si conferma negativo anche per il 2014, così come era successo nell’anno precedente. Sono comunque sempre tante le famiglie che non riescono a pagare l’affitto e il dato emerge dall’analisi pubblicata dall’Agenzia di statistica del ministero dell’Interno sull’andamento degli sfratti in Italia nel 2014. Numeri che raccontano di una vera e propria emergenza sociale, aggravata dalla crisi economica che non intende mollare la presa.

I dati ministeriali parlano di un’incidenza di uno sfratto ogni 560 famiglie: una situazione non certo tra le più drammatiche a livello statistico, ma sicuramente grave per chi viene investito del problema.

Nel corso del 2014, a Bergamo sono stati emessi 26 provvedimenti per finita locazione (4 in città, il resto nella provincia), 792 per morosità (100 a Bergamo, 692 negli altri paesi), con un calo del 18.36% rispetto ai provvedimenti del 2013. Aumentano le richieste di esecuzione, che sono arrivate da gennaio a dicembre dell’anno scorso a 2529 (+ 23.07), ma ne sono state eseguite il 3.57%  in meno (540).

La pubblicazione da parte del Ministero degli Interni dei dati definitivi sugli sfratti relativi al 2014 – commenta Roberto Bertola, segretario generale del sindacato SICET CISL Bergamo -, denuncia come il fenomeno sia ancora molto presente in tutta la sua drammaticità, nonostante i grandi mezzi di comunicazione  e le Istituzioni abbiano abbassato il livello di attenzione e di osservazione.

La realtà che ci consegna il report ministeriale è la conferma di una persistente sofferenza abitativa delle classi meno abbienti, che in difficoltà con il reddito diventa morosa dell’affitto e perde la casa.

A livello provinciale, le richieste di esecuzione sono il quadruplo dei provvedimenti di sfratto, a significare che si stanno esaurendo le uscite spontanee, cioè, che da una parte si va riducendo la capacità delle reti famigliari e amicali di assorbire il problema e dall’altra che il sistema di welfare abitativo istituzionale non è in grado di soddisfare la pur minima assistenza”.

Questo è il quadro di lettura dei dati pubblicati dal Governo, che per il SICET non costituiscono certo una novità, vista la frequentazione nelle sedi anche della provincia di Bergamo di famiglie, singoli, giovani, anziani, stranieri e italiani sfrattati per morosità nel pagamento del canone di locazione.

Le Istituzioni sono sorde al richiamo del popolo degli sfrattati. Non una casa popolare è stata ancora recuperata per essere assegnata ad uno sfrattato, non un contratto è stato rinegoziato e rinnovato utilizzando le risorse stanziate. Servono misure diverse, serve soprattutto la volontà di affrontare il problema attraverso la riduzione dei prezzi degli affitti, serve una politica pubblica dell’affitto e dell’Edilizia residenziale pubblica”.

Viceversa, Bergamo si segnala per un pasticcio tra il burocratico e il farsesco che rischia di rovinare l’estate a molte famiglie. Il Comune ha infatti deliberato che gli inquilini residenti in città non debbano pagare la TASI, ma per disposizione di legge, chi abita nelle case ALER dovrà invece versare il 10% del tributo.

Stiamo parlando di persone che hanno un regime di canone basso – dice ancora Bertola -, però a volte non riescono a pagare neppure quello. Se, tecnicamente, non è stato proprio possibile esentarli, si doveva certamente avvisarli per tempo. E doveva farlo il Comune, responsabile di questa nuova, ennesima, bufala amministrativa”.

L’emergenza abitativa si inserisce nel panorama della crisi economica e sistemica. Dopo l’eliminazione del finanziamento ordinario a favore dell’edilizia residenziale pubblica e la liberalizzazione del mercato privato delle locazioni, “le abitazioni a uso primario hanno registrato un progressivo aumento di prezzi. A fronte di una progressiva riduzione, nell’ultimo decennio, degli strumenti di sostegno: il fondo affitti, per esempio, è passato dai 361 milioni del 2001 ai 9 milioni del 2012”.

Per il 2015, la situazione sembra farsi ancor più ingarbugliata, anche per il fatto che il Tribunale di Bergamo tarda a fornire i dati persino al Prefetto. SICET, SUNIA e UNIONE INQUILINI ne hanno scritto in una lettera al Presidente del Tribunale, lamentando che si rilevano “ un continuo aumento di casi socio economico grave colpiti dal provvedimento del Tribunale di Convalida di Rilascio dell’ unico alloggio dove abitano, e più di un caso a fronte della perdita  repentina dell’ unico reddito familiare, causa la perdita del posto di lavoro, che inevitabilmente finiscono  nella povertà assoluta e deprivazione materiale tale da escluderli dalla possibilità di reperire in tempi certi un altro alloggio.

L’obiettivo nostro assieme a quello della Prefettura e le singole Amministrazioni Comunali è quello di fornire un aiuto adeguato e concreto a quelle persone e famiglie definite in forte disagio abitativo attraverso il reperimento di risorse necessarie per attuare fattivamente il passaggio da casa a casa”. 

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